Piano Transizione 5.0: nuovo credito d'imposta 5.0 complementare all'industria 4.0

Il piano Transizione 5.0, contenuto nel più ampio e ambizioso piano RePower EU, rappresenta probabilmente uno dei più interessante interessanti incentivi per le piccole e medie imprese italiane che vogliono investire in tecnologia e sostenibilità. La Transizione 5.0 si prefigge difatti l’obiettivo di indirizzare le imprese verso un modello di sviluppo circolare basato sulle fonti rinnovabili, che valorizzi il riciclo, il riuso e la rigenerazione delle risorse svincolatosi dalla dipendenza dei combustibili fossili.

Come potrebbe funzionare il Piano Transizione 5.0

Il piano Transizione 5.0, che si svilupperà durante il biennio 2024-2025, prevede un ammontare complessivo di risorse di 6,3 miliardi indirizzate su tre diverse tipologie di intervento che dovranno produrre risultati misurabili in termini di efficientamento energetico:

  • acquisto di beni strumentali materiali o immateriali 4.0;
  • acquisto di beni necessari per l'autoproduzione e l'autoconsumo da fonti rinnovabili (escludendo le biomasse);
  • spese per la formazione del personale in competenze per la transizione verde.


Al momento non è stato ancora pubblicato il decreto legge che ne definisce gli aspetti normativi da parte del legislatore. Allo stesso tempo da alcune informazioni ed anticipazioni fornite dal Mimit (Ministero delle Imprese e del Made in Italy) è già possibile individuare alcune delle direttrici e delle implicazioni in merito agli investimenti in beni strumentali 4.0 all’interno del nuovo piano.


In base alle interpretazioni ad oggi più quotate, la transizione 5.0 sarà abbinata alla transizione 4.0 già in vigore in modo complementare mantenendo la formula agevolativa del credito d’imposta 5.0. All’attuale aliquota del credito d’imposta per beni strumentali 4.0 potrà essere sommata un’aliquota aggiuntiva proporzionata all’efficientamento energetico certificato ed al risparmio energetico conseguito. L’aliquota prevista dal piano Transizione 5.0 si aggiungerà quindi all’aliquota prevista dal piano 4.0.
Il beneficio fiscale dovrebbe essere calibrato su tre aliquote incrementali in base al risparmio energetico ottenuto nei processi target - non inferiore al 5% - rispetto ai consumi precedenti per gli stessi processi.


Il risparmio energetico risulterebbe il requisito per l’accesso all’agevolazione il cui valore dovrà essere certificato da un professionista indipendente attraverso “rilevazioni tecniche” prima e dopo l’investimento. Si prefigura quindi una doppia certificazione: ex-ante che dovrà verificare l’ammissibilità dei criteri relativi alla riduzione del consumo energetico totale e ex-post dovrà verificare l’effettiva realizzazione degli investimenti e la conformità con quanto disposto inizialmente ed indicato nella prima certificazione. Per consentire l’automatismo della misura, l’ipotesi è che il ministero predisponga dei modelli piuttosto semplici per questo tipo di certificazione, nonché un elenco chiaro dei soggetti titolati a eseguire la certificazione (per intenderci che non si debba creare un nuovo albo, altrimenti le tempistiche per l’avvio dell’incentivo potrebbero essere lunghe).
Questa procedura di doppia certificazione risulterebbe completamente slegata alle certificazioni ed ai requisiti richiesti per l’utilizzo del credito d’imposta 4.0 perciò si avrebbero tempistiche completamente indipendenti anche se riguardano lo stesso investimento. I due incentivi risulterebbero quindi complementari tenendo comunque presente che per usufruire dei vantaggi del piano di Transizione 5.0 il prerequisito iniziale sarà quello di attivare un investimento inquadrabile come bene strumentale 4.0.


Visto l’indipendenza delle due agevolazioni, potrebbe essere diversa anche la durata del periodo di fruizione ipotizzando l’utilizzo del credito d’imposta 5.0 in un’unica tranche al contrario del credito d’imposta 4.0 che è ripartito in quote uguali su tre anni.